Di fronte a quel che sta accadendo rispetto all’energia solare dentro il vasto mondo dell’agricoltura è difficile non rimanere sorpresi.

La cronaca degli ultimi mesi ha portato all’attenzione almeno due episodi nei quali il rapporto fra pannello fotovoltaico e terreno agricolo è apparso a dir poco problematico.

Il primo si è verificato in Sicilia, addirittura con l’accostamento dello sfruttamento dell’energia solare a comportamenti criminali: “Le ombre del business del fotovoltaico a terra sugli incendi in Sicilia – si legge in un comunicato di Coldiretti – rafforzano l’impegno per la difesa del territorio con la petizione contro i pannelli solari mangia suolo”.

Tale collegamento sarebbe molto difficile da spiegare considerato che, secondo quanto previsto dalla legge, in territori oggetto di incendi non possono essere realizzate nuove strutture per almeno dieci anni. Che diventano quindici nel caso di cambio di destinazione d’uso.

Il secondo episodio si è verificato in Veneto con la petizione relativa a fotovoltaico e agricoltura, lanciata in tutta Italia da Coldiretti Giovani Impresa, “a tutela del suolo agricolo chiedendo alle istituzioni di investire nelle fonti alternative di energia senza dimenticare il ruolo fondamentale dell’agricoltura e la bellezza unica dei nostri territori, che andrebbero compromessi senza una programmazione territoriale degli impianti fotovoltaici a terra”.

Recentemente il Tar Veneto ha inoltre respinto una richiesta di sospensione formulata dalla Coldiretti Veneto della realizzazione dell’impianto fotovoltaico a terra nel comune di Loreo dopo che lo stesso aveva ottenuto il via libera da parte dei competenti uffici regionali. 

Dal comunicato dell’associazione agricola si legge che “In questa battaglia non ci sono vincitori né vinti, è il territorio a perdere. Il nostro è un atto dovuto verso i cittadini, gli agricoltori, nei confronti della tutela del paesaggio e di chi fruisce della sua bellezza.

È una forma di rispetto verso la gente che lo conserva, che lo abita, verso chi lavora la terra e dai campi trae le produzioni di alta qualità per garantire la sana alimentazione alla comunità.

Tutto questo non ha prezzo e nessuna carta di credito può restituire quanto andrà perduto come bene a disposizione della collettività e patrimonio agroalimentare”.

Alla luce di questi fatti si potrebbe pensare ad una certa ostilità del settore agricolo nei confronti del ricorso all’energia solare. Per fortuna non è proprio così. 

Per il resto, l’enorme opportunità rappresentata dal fotovoltaico non sfugge anche alla maggioranza degli operatori del comparto agricolo.

Un esempio è rappresentato dal recente paper di Elettricità Futura e Confagricoltura che affronta alcuni dei temi al centro del G20 Ambiente.

Nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza sono presenti risorse per il fotovoltaico su terreni agricoli (agri-solare sugli edifici agricoli, agro-voltaico, comunità energetiche) e nel DL Semplificazioni sono presenti misure di semplificazione in tema fotovoltaico e agricoltura.

Sono sicuramente dei segnali positivi, ma c’è ancora molto da fare.

“La sinergia tra produzione agricola ed energetica – si legge nel documento – genera una lunga serie di benefici, che il Paese può e deve cogliere, in termini di ricadute economiche, attraverso la possibile creazione di imprese agricole energeticamente indipendenti, la rivitalizzazione delle attività agricole in aree oggi a bassa redditività e a rischio abbandono, nonché di recupero anche a fini energetici di aree abbandonate o attualmente incolte”.

Gli impianti fotovoltaici a terra dovrebbero essere realizzati sia attraverso soluzioni innovative di agro-voltaico: in questo modo sarebbe ben evidente che fotovoltaico e agricoltura possono convivere.

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